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06
Dic
2009

FIERAGRICOLA. ANALISI DEL MERCATO AGRICOLO DEL PROF RENATO PIERI

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Verona.Il direttore dell’ Alta scuola in Economia Agro-alimentare dell’Università Cattolica di Piacenza, Renato Pieri, curatore, fin dal 1994, anche del Rapporto annuale sul mercato del latte, spiega a Veronafiere il momento complicato dell’agricoltura a livello internazionale. Così, annuncia l’esigenza di una riforma della Politica Agricola Comune in difesa non tanto della produzione, quanto dei redditi degli imprenditori; parla di quote latte e della necessità di siglare gli accordi interprofessionali sul prezzo («tutelano i piccoli produttori»). Le bioenergie? «Strategiche quando il prezzo del petrolio oltrepassa i 70 dollari al barile». I prezzi dei cereali si riprenderanno? «Molto probabile, ma l’asticella del prezzo si muoverà verso l’alto quando saliranno i prezzi dei prodotti lattiero-caseari, della carne e del petrolio».
, In vista della prossima edizione di Fieragricola, in programma a Verona (4-7 febbraio 2010), abbiamo chiesto di analizzare il settore agricolo al professor Renato Pieri, direttore dell’Alta Scuola in Economia Agro-alimentare dell’Università Cattolica, sede di Cremona, e curatore, fin dal 1994, anche del Rapporto annuale sul mercato del latte.
Il professor Pieri ha così messo in luce alcuni aspetti dell’agricoltura e dell’economia agricola italiana e mondiale.
Ne emerge un quadro per alcuni aspetti da ridisegnare. A partire dalla Pac, la Politica Agricola Comune. «Negli anni ’50 bisognava rilanciare produzioni e consumi – osserva Pieri - siamo partiti con la Politica Agricola Comune che prendeva in mano un’agricoltura disperata, con la fame, dopo la guerra. Già nel ’70 si è verificato un surplus di produzione e fino agli anni ’90 abbiamo assistito ad un eccesso di offerta».
La Pac deve dunque cambiare, nel solco dell’eco-sostenibilità («requisito che giustifica agli occhi dei consumatori della Ue l’erogazione dei premi aziendali»), ma tenendo presente che «ora serve una sorta di assicurazione sul reddito, non ci si deve basare più sull’assicurare solo le quantità. E serve una certezza di reddito che all’agricoltore non dà il pagamento unico aziendale». D’altronde, secondo il professor Pieri, «il mercato agricolo deve fare i conti con troppe aziende di piccole dimensioni che hanno difficoltà a stare sul mercato. C’è il rischio di chiudere e fallire, anche in Pianura Padana, che con tutte quelle stalle “hi-tech” non può certo considerarsi arretrata o inefficiente».
Il direttore dell’Alta Scuola – nella difficoltà del settore - spezza una lancia a favore del ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia. «L’aumento di quote per l’Italia ci permette di non pagare le multe: evitiamo di buttare 150-200 milioni di euro ogni anno». Certo, servono anche misure ad hoc per rilanciare il comparto, magari prevedendo «incentivi per chi abbandona la produzione, come è avvenuto nella prima metà degli anni ’90, calibrando pacchetti di dismissione sui 25-26 centesimi per kg di latte. Così si darebbe una buona uscita e una discreta integrazione al reddito, rendendo più efficiente il settore». Ancora sul latte, Pieri ritiene che gli accordi interprofessionali «debbano essere firmati, perché servono a tutelare i piccoli produttori». Certo, magari i prezzi fissati negli accordi «dovrebbero essere indicizzati e legati all’andamento del mercato lattiero-caseario e dei costi di produzione, per una maggiore flessibilità».
Altro scenario, i cereali. Il rally dei prezzi del 2007-2009 sembra lontano e secondo Pieri è stato veramente «imprevedibile». D’altronde, osserva l’economista, «con l’aumento del Pil (e dei consumi) di Cina e India e una domanda forte di cereali nella triplice direzione di “feed, food e fuel”, non ci aspettavamo il crollo dei prezzi, innescato dalla crisi finanziaria negli Stati Uniti e nel Regno Unito e rapidamente allargatasi a livello mondiale».
La ripresa dei prezzi delle commodities, secondo Pieri, dipenderà dalla crescita dei prezzi dei derivati dei cereali o dei prodotti ad essi correlati: lattiero-caseari, carne e anche petrolio. Un aumento del prezzo del petrolio al di sopra dei 70 dollari al barile, poi, «darebbe nuovo impulso ai biocombustibili; d’altronde, produrre energia verde sotto la soglia dei 70 dollari al barile non risulta sufficientemente conveniente».

La versione integrale dell’intervista è sul sito www.fieragricola.com. Molti degli aspetti analizzati dal professor Pieri saranno trattati e dibattuti all’interno di Fieragricola 2010, che come sempre si candida per essere un’esposizione e un evento fieristico dinamico, ma contemporaneamente un’agorà di riflessione su temi economici, scientifici e tecnici legati all’agricoltura.