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29
Ago
2008

FONDAZIONE GENOA: TUTTI I PRECEDENTI DI GENOA CATANIA

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Il Catania ha affrontato il Genoa in incontri casalinghi (uno dei quali disputato a Messina e un altro a Cosenza) in 24 occasioni, che vanno così suddivise: 6 incontri di Serie A, 17 di Serie B e 1 di Coppa Italia. I rossoazzurri primeggiano in tutte e tre le tipologie: a livello di Serie A hanno ottenuto 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta, segnando 14 reti e subendone 8; a livello di Serie B 7 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte, segnando 25 reti e subendone 22; nell’unico incontro di Coppa Italia si sono affermati sugli avversari, militanti in Serie A (e, quindi, superiori di una categoria), per 1-0.

 Volendo fare una galleria degli incontri più memorabili si possono inserire: il n. 1, il n. 2, il n. 4, il n. 6, il n. 8, il n. 11, il n. 12, il n. 13, il n. 16, il n. 17, il n. 18, il n. 21, il n. 22, il n. 23 e il n. 24.

Il primo incontro dei rossoblù a Catania [n. 1] fu particolarmente drammatico, visto che il capolista Genova 1893, sconfitto la domenica prima sempre in terra sicula (1-3 a Messina), doveva ancora disputare, come la compagine etnea, distanziata di quattro lunghezze, quattro incontri, e aveva un vantaggio di due punti sul Novara e di tre sul Pisa, le sue più immediate inseguitrici, che, però, avevano ancora solamente tre turni a loro disposizione. Vero mattatore dell’incontro fu l’attaccante (prima centravanti e poi, dopo aver subito un infortunio, ala sinistra) Nicolò Nicolosi, che, dopo la rete al 32’ del 1° tempo, fu capace di raddoppiare a soli nove minuti dal termine. Gli uomini di Renzo «Figlio di Dio» De Vecchi ebbero la forza di non abbattersi e subito dopo la seconda rete etnea di tornare in partita con una rete dell’italo-argentino Julio Libonatti, che, grazie a un’incertezza del terzino sinistro Luigi Ferrario e del portiere Mario Sernagiotto del Catania, aveva sfruttato il suggerimento dell’ala destra Renzo Gobbi. Fu l’altra ala genovana Giuseppe Ferrari a perfezionare la rimonta a cinque minuti dal termine, correggendo di testa in porta una conclusione da 40 metri circa di Valentino Sala I.


La classifica di quegli ultimi quattro turni delle «grandi» vide il Genoa appaiato in testa al Catania con 5 punti e il Novara e il Pisa – che, come detto, avevano una partita in meno da disputare – a ruota con 4 e 3 punti. Ripetendo due settimane dopo in un altro scontro diretto esterno il risultato di parità (1-1 a Pisa), i rossoblù avrebbero conquistato matematicamente con due giornate d’anticipo la prima ed unica piazza disponibile per la Divisione Nazionale A, dopo un solo anno nella cadetteria.


La prima vittoria del Catania sul Genoa arrivò al secondo incontro in Sicilia tra le due squadre [n. 2]. Il Genoa, sceso a Catania da secondo (erano promosse le prime due e il Genoa si sarebbe poi classificato al 5° posto con 42 punti al termine di quel campionato cadetto, proprio dietro agli etnei, giunti a quota 44) in coabitazione con il Brescia, tornò a casa con un distacco di sei – da quattro che erano – punti dalla capolista Roma (che disputò in quella stagione quello che è finora il suo unico campionato in una categoria inferiore alla massima) e con un nuovo coinquilino, il Messina, fermato in casa 0-0 dal Pisa, sulla piazza d’onore. Il pesante risultato negativo di 1-4 fu determinato non da un’inferiorità di gioco ma dall’imprecisione degli attaccanti (il solo Attilio Frizzi fece eccezione al 16’ della ripresa con un bolide su punizione dal limite) e dalle deviazioni impresse da folate di vento nel 2° tempo ai tiri di Nicola Fusco II al 9’ e Francesco Randon al 44’, che resero vani i tentativi di parata di Angelo «Nane» Franzosi, già superato nel 1° tempo dallo stesso Fusco II al 19’ e da Natale Dalcerri con una gran botta nell’angolo alto alla sinistra del portiere genoano al 28’.


Con il primo incontro interno nella massima serie contro il Genoa [n. 4], il Catania inaugurò una serie di cinque vittorie casalinghe consecutive a spese dei rossoblù. La partita venne agevolmente vinta con due reti nel 1° tempo (Vittorio Ghiandi, su allungo di Franco Bassetti, a precedere l’uscita bassa di Enrico Gualazzi, al 20’, e il tedesco occidentale Karl Heinz Spikofski, con un tiro senza molte pretese dal limite dell’area di rigore, passato sotto il corpo del portiere rossoblù mal tuffatosi, al 29’) su avversari poco determinati. Quell’incontro era stato diretto dall’arbitro Ugo Scaramella di Roma, che era e sarebbe stato il «fischietto» di altre due partite degli etnei in quel loro primo storico campionato di Serie A 1954/1955: la vittoria casalinga per 1-0 sull’Atalanta del 22 dicembre 1954 e la sconfitta esterna per 0-3 contro l’Internazionale il 1° maggio 1955.


Durante l’estate il Catania, terminato al 12° posto in coabitazione con Lazio e Triestina, e Scaramella sarebbero poi stati rispettivamente retrocesso a tavolino in Serie B e radiato con la comune accusa di corruzione.


La partita più ricca di segnature fu quella del Campionato 1963/1964 [n. 6], incontro di ritorno della gara vinta a Marassi dai rossoazzurri, che stavano conducendo 2-0, con lo stesso risultato a tavolino, per invasione di campo al 31’ della ripresa. Passato in vantaggio grazie a un traversone di Mauro Bicicli, che aveva sorpreso Giuseppe Vavassori al 15’ del 1° tempo, il Genoa aveva incassato quattro reti nel giro di una decina di minuti (dal 21’ al 31’), complice un Mario Da Pozzo in giornata veramente negativa, che era stato battuto da tre pallonetti di testa di Giovanni Fanello (due volte) e Giancarlo «Pantera» Danova (seconda rete) e da un tiro al volo dello scatenato Fanello (terza rete). Dopo che a due minuti dal termine del 1° tempo Bruno Baveni aveva segnato una rete praticamente identica a quella di Bicicli, quasi a voler dimostrare che quella non era giornata per i portieri, al 13’ della ripresa Danova agganciava Fanello… nella specialissima classifica di giornata dei realizzatori di reti con pallonetti di testa ed otto minuti dopo l’italo-argentino Marco «Chico» Locatelli fissava dal dischetto del rigore il risultato sul 5-3 per il Catania.


Dopo la trionfale vittoria interna del 4 giugno 1967 alla terz’ultima giornata sulla Reggiana per 8-1 (la partita con il maggior numero di reti segnate tra le 1341 giocate con risultato omologato – esclusa quindi Ravenna-Genoa del 4 settembre 2005 – tra quelle dei 33 campionati di Serie B e dei 2 di Serie C disputati e alla pari per numero di reti di scarto con Genoa-Reggina 7-0 del 3 settembre 1995), il Genoa, giunto a 36 punti, aveva esaurito i turni casalinghi. I calendari, all’epoca compilati a mano, ammettevano che una squadra potesse disputare i due ultimi turni in casa o in trasferta: ad esempio, il Genoa doveva cercare di raggranellare il punto che lo avrebbe messo al riparo dall’eventualità degli spareggi (era la prima volta nella sua storia che si poneva l’obiettivo di evitare la retrocessione in Serie C), andando prima a Catania [n. 8] e poi a Novara, mentre il Catania, terzo in classifica (dietro a Sampdoria e Varese che si erano già matematicamente assicurati gli unici due «passaporti» per la Serie A) aveva in programma un doppio turno casalingo, che fruttò due vittorie per 2-1, contro il Genoa e un’altra formazione ligure, il Savona. Mentre per quest’ultima squadra la sconfitta, arrivata a 5’ dalla fine per una «papera» del portiere Luigi Ferrero (subito dopo colto da malore e sostituito da Giancarlo Tonioli) su tiro di Mario Fara, comportò l’immediata perdita di una categoria riconquistata dopo 19 anni, il Genoa, che avrebbe perso anche a Novara, per 1-3, si ritrovò salvo dopo essere stato battuto dai rossoazzurri per 2-1 (Adriano Contestabile al 7’ e Fara al 38’ del 1° tempo, Locatelli al 4’ della ripresa), in virtù della vittoria con lo stesso punteggio del Pisa sull’Hellas-Verona, che, in ragione dello scontro diretto che attendeva gli scaligeri all’ultima giornata con il Livorno, avrebbe reso impossibile che sia i gialloblù (a quota 34 e, dopo la vittoria per 3-0, a 36) sia gli amaranto (35 punti, uno in più del Savona, la migliore delle quattro retrocesse) potessero agganciare il Grifone.   Presentatosi alla quart’ultima giornata da ultimo in classifica (retrocedevano in Serie C le ultime tre), a pari merito con la Reggiana e con una lunghezza di svantaggio rispetto a Cesena, Taranto e Piacenza, sul campo del Catania [n. 11], che, da secondo in classifica qual era (erano promosse in Serie A le prime tre), doveva guardarsi dal trio delle inseguitrici (a un punto di distanza) Mantova, Foggia e Monza, il Genoa adottò una tattica non rinunciataria, come era facile prevedere, e si affidò all’ottima vena del suo portiere Antonio «Tony» Lonardi per riuscire a strappare un pari a reti inviolate, che sarebbe stato, però, vanificato la domenica successiva dalla sconfitta esterna per 0-1 nello scontro diretto con la Reggiana (anch’essa poi retrocessa).


Il 19 dicembre 1971 al “Cibali” l’arbitro Vito Porcelli di Lodi aveva sospeso la partita Catania-Livorno sullo 0-1 (poi trasformato dalla giustizia sportiva in 0-2 a tavolino) a due minuti dal termine per lanci di sassi dagli spalti e tentata invasione di campo, con cui il pubblico locale protestava contro la rete concessa al 23’ della ripresa a Lorenzo Righi, che aveva raccolto un cross effettuato con il pallone oltre alla linea di fondo da Angelo Raffaelli, fallosamente liberatosi nel corso dell’azione di Luciano Cherubini. Il primo dei quattro turni di squalifica del campo rifilati al Catania e dei due incontri con il Genoa finora non disputati all’ombra dell’Etna si concluse al “Giovanni Celeste” di Messina [n. 12] a reti bianche, dopo aver avuto il suo momento cruciale al 21’ del 1° tempo con il calcio di rigore parato da Lonardi al rossoazzurro Aquilino Bonfanti.


Con l’unica preoccupazione di vincere il Campionato, tenendo a distanza di sicurezza il Cesena (secondo a 2 punti), il Genoa, che aveva festeggiato la domenica precedente a Monza la matematica promozione in quella Serie A da cui mancava da otto anni, colse il suo primo successo a Catania alla penultima giornata [n. 13]: al 16’ del 1° tempo Antonio «Tony» Bordon approfittò di una clamorosa incertezza in uscita del portiere Rino Rado, scontratosi con il proprio stopper Ubaldo Spanio, su cross di Claudio Maselli, il quale aveva poi servito la palla girata di testa in rete da Sidio Corradi al 27’ della ripresa. All’ultimo minuto, sugli sviluppi di un corner battuto da Angelo Volpato, Giorgio Bernardis aveva segnato la «rete della bandiera» per gli etnei.


L’unico incontro finora disputato a livello di Coppa Italia [n. 16] venne vinto dal Catania, che andò in rete a tre minuti dal termine con Angelo Crialesi, che aveva ricevuto il pallone da Aldo Cantarutti, la cui carica su Silvano Martina era stata giudicata, tra molte proteste genoane, regolare dall’arbitro Luigi Altobelli di Roma.


Ventidue anni dopo la partita di Messina, Catania-Genoa si disputò nuovamente in campo neutro. Quando si giocò quella XXVII [n. 17] delle trenta giornate gli etnei, che avevano disputato l’ultima partita al “Cibali” contro il Milan il 12 febbraio 1984 per poi entrare a causa dei comportamenti violenti dei loro tifosi in quella gara e in successive su campi neutri in una spirale di altre due squalifiche consecutive, in ragione delle quali avevano giocato tutti gli ultimi cinque incontri interni in esilio, erano già matematicamente spacciati, mentre i rossoblù ancora cercavano con una veemente rincorsa finale di sfuggire al triste destino della retrocessione in Serie B che li avrebbe ghermiti a fine campionato. Nel 1° tempo della partita giocata al “San Vito” di Cosenza due azzeccati tiri al 28’ di Massimo Briaschi I e al 44’ di Paolo Benedetti permisero al Genoa di ribaltare l’iniziale vantaggio catanese firmato al 22’ dal brasiliano Pedro Luis Vincençote «Pedrinho» e di ottenere quello che è finora l’unico successo a livello di Serie A.


Nessuna delle due squadre retrocesse fu in grado di attrezzarsi per una pronta risalita l’anno successivo. Alla XXXII [n.18] delle trentotto giornate il Genoa andò a cogliere la più rotonda delle sue vittorie esterne contro i rossoazzurri, in virtù di una doppietta di Giuliano Fiorini al 25’ del 1° tempo e al 2’ della ripresa, intervallata da un rigore trasformato da Ennio Mastalli al 40’, e di due reti nel finale di Roberto Simonetta sr. al 38’ e di Stefano Bosetti al 42’.


Il Genoa si presentò con il lutto al braccio e le due squadre osservarono un minuto di raccoglimento per ricordare Fabrizio Gorin II, ex giocatore ed all’epoca vice-allenatore rossoblù, deceduto il giorno precedente, nella prima partita del Campionato di Serie B 2002/2003 [n. 21]. Evidentemente frastornati, i giocatori allenati da Claudio Onofri terminarono in virtù delle reti al 14’ di Cristian Bucchi, al 36’ di Vito Grieco e al 42’ di Michele Fini il 1° tempo sullo 0-3 (fatto mai accaduto nelle partite inaugurali delle novantotto precedenti edizioni dei campionati a cui aveva partecipato il Genoa e che si sarebbe ripetuto cinque anni dopo nella partita interna con il Milan del 26 agosto 2007). Nella ripresa i rossoblù reagirono, segnando su rigore con Marco «Carpa» Carparelli al 12’ e con la giovane promessa Sergio Floccari, esordiente nel Genoa e in Serie B, al 44’, troppo tardi per completare la rimonta.


Val la pena di ricordare che come quella con il Catania non sarebbe dovuta essere la prima ma la terza giornata di campionato, in quanto le prime due erano state rinviate per la mancanza di accordi tra le società calcistiche e le emittenti della piattaforma satellitare a proposito della trasmissione in diretta delle partite, così l’«ombra lunga» degli etnei si allungò oltre la fine della stagione agonistica per il contenzioso sulla partita interna pareggiata 1-1 il 12 aprile 2003 contro il Siena, la presenza nelle cui file in quell’occasione di Luigi Martinelli generò pareri controversi di giustizia sportiva, portando a un’«estate calda», piena di discussioni e di ricorsi e culminata nella riammissione alla Serie B non solo della formazione rossoazzurra, ma anche del Genoa e della Salernitana e – in sostituzione del fallito Cosenza e in considerazione dei pregressi meriti sportivi – della Fiorentina, che aveva appena vinto (con il nome di Florentia Viola) il Girone B del Campionato di C2.


L’ultimo successo del Catania, che in quel Campionato 2003/2004 fece l’«en plein», avendo vinto 3-1 all’andata a Marassi, venne nelle battute finali di un incontro [n. 22] largamente dominato dal Genoa. Dopo che il Grifone aveva timbrato per ben tre volte i legni (una volta uno dei due verticali e due l’orizzontale) della porta catanese ed aveva fallito con Marco Rossi una clamorosa occasione da rete, al 42’ della ripresa l’attaccante belga-brasiliano Luis «Lulù» Oliveira aveva approfittato di testa di un suggerimento di Vito Grieco non intercettato dalla difesa rossoblù per battere Alessio Scarpi.


L’ultima vittoria genoana a Catania si determinò sette mesi e mezzo dopo con un netto 3-1 [n. 23] nell’anticipo della XIII giornata grazie alla batteria argentino-italo-nigeriana di attaccanti Diego Alberto «Principe di Bernal» Milito (aveva trasformato un calcio di rigore al 4’ del 1° tempo), Roberto Stellone (aveva segnato con un colpo di testa, su servizio di Vittorio Tosto, al 47’ del 1° tempo) e Stephen Ayodele Makinwa (subentrato da quattro minuti a Milito, il «coloured» era stato freddo nel trafiggere Armando Pantanelli, vanamente uscitogli tra i piedi, al 36’ della ripresa), a cui solo momentaneamente avevano saputo rispondere i padroni di casa con Marco Ferrante (aveva battuto Scarpi con una girata di destro, su servizio di Maurizio Anastasi, al 15’ del 1° tempo).


Più che per la rete annullata al 39’ del 2° tempo dall’arbitro Nicola Rizzoli di Bologna a Rossi per un presunto fallo di Danilo Valerio Sacramento su Marcello Gazzola l’ultima partita tra le due squadre [n. 24], terminata a reti bianche su un terreno di gioco inspiegabilmente – stante la sua lunga forzata chiusura all’attività agonistica – in condizioni pietose, può essere ricordata per il fatto che l’“Angelo Massimino” riapriva dopo sette mesi dalla tragica data del 2 febbraio 2007, quando un tifoso rossoazzurro aveva assassinato negli scontri al di fuori dello stadio durante l’incontro con il Palermo (il Catania era stato punito con otto incontri in campo neutro, i primi sette dei quali a porte chiuse) l’agente di polizia Filippo Raciti, per il quale venne osservato 1’ di raccoglimento nello stadio in cui erano presenti il padre Nazareno e la vedova Marisa Grasso (alla quale, prima dell’inizio della gara, il Genoa aveva regalato due sue casacche, personalizzate con i nomi dei figli Alessio e Fabiana) dell’ucciso.

Stefano Massa

(responsabile scientifico per gli studi sulla storia del Genoa per la Fondazione Genoa 1893)

Fonte Fondazione Genoa