sabato 6 maggio 2006
sala Dino Campana
Teatro della Tosse
La Soglia
Laboratorio Teatrale della casa di Reclusione La Felicina di Saluzzo
regia di Koji Miyazaki
testi di Grazia Isoardi e Fabio Ferrero
Uníesperienza teatrale in carcere
Debutta il 6 maggio, alle ore 19.00, nella sala Dino Campana del Teatro della Tosse, lo spettacolo LA SOGLIA, del Laboratorio Teatrale della casa di Reclusione La Felicina di Saluzzo, (regia di Koji Miyazaki, su testi di Grazia Isoardi e Fabio Ferrero). Oltre allo spettacolo la giornata sar‡ scandita da eventi, mostre, incontri. Questo il programma: alle ore 16 inaugurazione della mostra fotografica presso Joyce & Co. Artecontemporanea, (Vico del Fieno 13 rosso), alle ore 19 spettacolo teatrale LA SOGLIA presso il Teatro della Tosse in Sant'Agostino. Alle ore 20.30 dibattito, sempre al Teatro della Tosse, con Don Andrea Gallo, Alessandro Dal Lago, Gad Lerner, Marta Costantino (Direttore della Casa di Reclusione di Saluzzo)
LO SPETTACOLO
Il teatro Ë líarte del movimento in quanto riflette la vita, cambia continuamente se stesso e i modi del suo agire.
Il carcere Ë tradizionalmente il luogo della non-azione, del tempo sospeso.
Il teatro porta nel carcere il suo essere arte del movimento, del gesto e della parola gettando un ponte, concreto ed emozionale, tra il ìdentroî e il ìfuoriî del carcere.
Nel mese di ottobre 2002, nellíambito delle iniziative culturali allíinterno della Casa di Reclusione La Felicina di Saluzzo, per volont‡ della Direttrice Dott.ssa Marta Costantino, Ë stato avviato un Laboratorio Teatrale per venti detenuti dellíIstituto, condotto da Grazia Isoardi.
Líattivit‡ teatrale ha avuto come tema principale la costrizione fisica e mentale: la reclusione di noi stessi con tutti i nostri sentimenti, il chiedersi cosa vuol dire essere ìdentroî o essere ìfuoriî, dove sta il confine, cosa comporta líandare ìoltreî, varcare la soglia...sono stati questi i pensieri con i quali il gruppo si Ë messo in gioco.
» nato cosÏ, quale risultato finale di un percorso teatrale, lo spettacolo La Soglia, con la regia di Koji Miyazaki, testi di Grazia Isoardi e Fabio Ferrero.
LA MOSTRA
Mostra di fotografia PAOLO RANZANI: LA SOGLIA
Curatori Fabrizio Boggiano e Mara Granzotto
Dal 6 maggio al 3 giugno 2006
Joyce & Co. Artecontemporanea
Vico del fieno 13 rosso - 16123 GENOVA
La mostra presentata in questa occasione Ë composta da una serie di fotografie che l'autore ha scattato all'interno della Casa di Reclusione di Saluzzo. Il lavoro realizzato da Paolo Ranzani Ë particolarmente toccante in quanto egli Ë riuscito a occuparsi delle persone in quanto tali. Ognuno, infatti, mantiene inalterata la propria dimensione esistenziale, le personali caratteristiche uniche e irripetibili.
Queste fotografie pulsano vita vera che, dal blocco costrizionale legato al luogo, prende una particolare forma di liberazione grazie alla nascita del Laboratorio teatrale proprio all'interno della Casa di Reclusione. Da qui nasce anche lo spettacolo teatrale che completa il senso della mostra arricchendolo con emozioni inesprimibili. Lo spettacolo teatrale "La Soglia" Ë diretto da Koji Miyazaki e realizzato dal Laboratorio teatrale della Casa di Reclusione di Saluzzo, coordinato da Grazia Isoardi e voluto da Marta Costantino, Direttore della Casa di Reclusione di Saluzzo. Una vera e propria "Soglia" che, questa volta, siamo noi ad attraversare per incontrare un mondo sconosciuto dove, oltre ai pensieri, Ë anche la carne a parlare, a urlare la propria interiorit‡. (Fabrizio Boggiano)
Non sono paesaggi il centro di interesse artistico di Paolo Ranzani. Ancor meno oggetti. Egli Ë fotografo di persone. Non di moltitudini: di individui. Pi˘ precisamente Ranzani Ë fotografo dellíunicit‡-irripetibilit‡ dellíindividuo, rifuggendo cosÏ con forza la facile (e ëpaganteí ma per lui non appagante) - strada di produrre infinite varianti visive di uno stesso stereotipo.
Che ritragga persone qualunque o notissime, giovani e belle donne, anziani, individui di successo o emarginati, Ranzani si pone nei loro confronti con la stessa voglia di conoscere, tentare di capire, cogliere la vera essenza e specificit‡ della persona, unica e irripetibile, che - magari per pochi minuti - ha di fronte a sÈ. Ci vuole curiosit‡ (desidero scoprire chi sei).
Ci vuole umilt‡ (sei tu il protagonista). Ci vuole rispetto (accetto ciÚ che sei disposto a ëdarmií-ídirmií). Ranzani affronta la Casa di Reclusione di Saluzzo con grande onest‡ intellettuale. Non intende interpretare, non pretende di capire, assolvere, men che meno giudicare. Ranzani fotografa. Qui perÚ Ranzani Ë vittima di un paradosso. Lui che non ama lo still life, si ritrova dapprima, nella quotidianit‡ del carcere, a riprendere ìstill livesî. Still lives nel senso esistenziale di vite ferme, vite bloccate: fisicamente e psicologicamente. Vite quasi sedate. Da una condizione innaturale, quella della prigione. Una prigione certo non fatiscente o repressiva. Ma sempre una prigione. Le immagini sono comunque intense. E certo oltre líintenzione di Ranzani i soggetti e gli ambienti ripresi dalle sue fotografie possono ancor pi˘ paradossalmente trasmettere a qualche osservatore una dimensione estetica, anche se assolutamente sui generis, ‡ la Genet: quella di un mondo maledettamente-disgraziatamente bello.
Immagini straordinarie. Protagonisti Martin, Luigi, Demetrio, Fabio, Pasquale, Giuseppe, Marco, Beppe, Ilario, Ramon, Gianni, Roberto, Bakarry, Gaetano, Roby, Gustavo: individui unici-irripetibili. Meglio, penser‡ qualcuno. Ma forse Ë pi˘ saggio fare come Ranzani: osservare senza giudicare.